Attaccato a te

Sono rimasto attaccato a te come edera al muro, un’idea che attende di essere realizzata, come un’ombra proiettata sul telo della sopravvivenza.

E tu sei il sogno non ancora realizzato, il profumo prima del caffè, l’inebriante attesa del prossimo passo che mi farà varcare l’ultimo traguardo.

Sei nel mio cuore in modo così naturale che quasi mi dimentico che esisti, come il respiro e il battito del cuore, lavoro che sussiste senza sforzo, sottofondo di musica monotona eppure melodia dell’universo, ciò che mi tiene in vita.

Sono rimasto attaccato a te come mitile allo scoglio, se pure l’onda cerca di staccarmi, se le tempeste non accettano la forte riluttanza, frutto che vuole diventare sasso e fondersi, stessa sostanza e temperanza, certezza che i millenni avranno la potenza di realizzare ciò che sembra solo una speranza.

E tu sei l’attesa che si fa speranza, il coltello dal lato del manico, l’armatura contro ogni nemico, la suola resistente per scalare le montagne e percorrere scabrosi sentieri, un motore che non ha bisogno di carburante se non la certezza dell’incontro.

Sei tu, sei tu.

E io sono rimasto attaccato alla tua comprensione.

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